Sembra che in pochi lo sappiano, eppure c’è un requisito fondamentale che, se manca, comporta l’esclusione dalla pensione di reversibilità.
La pensione di reversibilità rappresenta una forma di sicurezza economica per i familiari sopravvissuti di un lavoratore pensionato. Solitamente concessa al coniuge vedovo o vedova, ma in alcuni casi estesa anche agli orfani, questa pensione fornisce un sostegno finanziario dopo la scomparsa del pensionato.
La pensione di reversibilità viene erogata dall’istituto previdenziale al quale il defunto faceva parte durante la sua vita lavorativa. Solitamente consiste in una percentuale della pensione originaria del lavoratore che è venuto a mancare e che può essere fondamentale per i familiari ancora in vita.
Questo tipo di pensione è particolarmente importante per i coniugi anziani che possono trovarsi in una situazione finanziaria precaria dopo la perdita del partner. Offrendo un contributo finanziario continuo, la pensione di reversibilità allevia il carico economico e fornisce una maggiore stabilità finanziaria.
Inoltre, estendere la pensione di reversibilità anche agli orfani assicura un sostegno finanziario per il loro futuro, aiutando a garantire loro opportunità di istruzione e crescita senza dover affrontare difficoltà finanziarie aggiuntive. Possiamo affermare che questa pensione rappresenta un importante strumento di protezione familiare. Contribuisce, infatti, al benessere delle famiglie colpite dalla perdita di un membro pensionato.
Pensione di reversibilità a rischio: sicuro di avere questo requisito?
Possiamo prendere come esempio una coppia che sta per sposarsi, ma che desidera mantenere residenze diverse. In questo caso c’è la possibilità di perdere la pensione di reversibilità? Per comprendere appieno la situazione, bisogna esaminare l‘obbligo di coabitazione previsto dalla legge (articolo 144 del Codice Civile) per i coniugi. È importante notare che tale obbligo non implica necessariamente la condivisione della residenza anagrafica.
La Corte Costituzionale, con la sentenza n. 209 del 2022, ha chiarito che i coniugi possono tranquillamente scegliere di avere residenze anagrafiche distinte, purché vi sia un accordo tra di loro o una giusta causa, come esigenze lavorative. La Corte di Cassazione (sentenza n. 1.785 del 2021) ha confermato questa interpretazione. Pertanto, ai fini della pensione di reversibilità o indiretta, non è importante se i coniugi hanno residenze anagrafiche diverse.
Anche la legge n. 903 del 1965, che regola i diritti pensionistici dei superstiti, non menziona alcun requisito di residenza per il coniuge superstite. La Circolare Inps n. 185 del 18 novembre 2015 conferma che il diritto alla pensione di reversibilità non è subordinato a condizioni soggettive.
Possiamo quindi affermare che, mantenere residenze separate non influenza il diritto alla pensione di reversibilità, purché siano rispettati i requisiti di assicurazione e contribuzione previsti dalla legge. Questa scelta può essere motivata da accordo coniugale o da ragioni valide, come impegni di lavoro o esigenze familiari.